Fedor Dostoevskij è certamente uno dei massimi esempi della storia della letteratura del XIX secolo. La sua attività letteraria è quanto di più eterogeneo possa esistere spaziando dal romanticismo all’esitenzialismo, districandosi abilmente tra ragione e sentimento, senza perdere mai di vista il popolo russo e le sue sofferenze.
Dostoevskij offre un mondo in cui immergersi: è nota la sua capacità di descrivere i personaggi e il loro animo, tanto da coinvolgere il lettore in un vortice di sensazioni uniche e indelebili.

Memorie del sottosuolo


Tra i 5 libri da leggere di Fedor Dostoevskij, il più affascinante è “Memorie del sottosuolo” scritto nel 1864, che in realtà consta di due parti: “Il sottosuolo” e “A proposito della neve fradicia”. E’ un romanzo intenso sull’animo umano, sulle sue ossessioni e sull’inconscio, tanto da attirare l’attenzione dello stesso Freud.
E’ stato partorito dallo scrittore russo durante i lavori forzati in Siberia a cui fu condannato per sovversione e si traduce nella prima parte in una condanna dell’ovvietà e di una società schematica, mediocre e dunque infelice.
In questo contesto si inserisce il protagonista, ex impiegato che trova soddisfazione nel disprezzare e nel fare male agli altri, più umili e disprezzati di lui, sprofondando nel più profondo “sottosuolo” esistenziale.

Delitto e castigo


“Delitto e castigo”
 è il romanzo con cui si identifica maggiormente Dostoevskij, splendido esempio di romanzo polifonico, con più personaggi e altrettanti punti di vista: leggendolo, si segue la psicologia di ognuno in un continuo confronto tra loro, con il lettore e lo stesso scrittore.
In una San Pietroburgo desolata, lo studente indigente Raskòl’nikov uccide una vecchia e malvagia usuraia col proposito di rabbonirsi successivamente. Egli con questa cattiva azione, nella sua distinzione tra “napoleoni” cioè uomini a cui tutto è concesso e “pidocchi” cioè i sottomessi, si colloca nella prima categoria. Nel buio della sua camera inizia un processo che, anche con l’aiuto di Sonja, lo porterà ad autodenunciarsi accettando la condanna ai lavori forzati. E’ qui il fulcro del romanzo: non è il pentimento per l’azione compiuta, ma l’accettazione della sofferenza, che è quella consapevolezza rappresentata da Dostoevskij come una immensa e fredda steppa simbolo di rinascita.

 

Le notti bianche


Dostoevskij è molto amato anche dalle donne per alcuni suoi romanzi pieni di amore e di passione. “Le notti bianche” è uno di questi e l’ambientazione è una San Pietroburgo insolitamente romantica che fa da sfondo agli incontri in quattro notti tra un sognatore e la giovane Nasten’ka. Il sognatore è solo, ama passeggiare per la città che ormai ha perso interesse ai suoi occhi e trova nella giovane un essere come lui, sofferente e rassegnato ad una vita passiva. L’uomo che ha sempre vissuto di sogni, trova in Nasten’ka il senso della propria esistenza e comincia ad idealizzare un amore con lei.
Nasconde i sentimenti per la giovane e anzi la aiuta a realizzare il suo sogno d’amore con un altro giovane, che però lascia la città alla volta di Mosca in cerca di fortuna. Al suo ritorno, un anno dopo, il sognatore aiuta Nasten’ka a ad ottenere con lui un appuntamento al quale il giovane non si presenterà per la disperazione della ragazza che accetterà l’amore del caro e buono sognatore.
Ma la gioia ha vita breve in quanto Nasten’ka incontrerà il giovane e abbandonerà il sognatore che però non la odierà mai perché, nonostante sia ripiombato in uno stato esistenziale immobile, la ragazza le ha regalato “un attimo di beatitudine e di felicità”.

 

L’idiota


Tra i 5 libri da leggere di Fedor Dostoevskij c’è “L’idiota”, fondato sul contrasto tra la purezza e e il male: la purezza è il principe Myškin, affetto da epilessia, ma dall’animo candido e incapace di far male. Il male è rappresentato da tutti i personaggi che gravitano attorno al principe, dall’audace Rogozin a Ganja. Le vicende ruotano attorno al destino della bella Nastas’ja che Myškin vuole salvare e di Aglaja di cui egli è sempre stato innamorato.
Nastas’ja è un’orfana cresciuta da Tockij che dopo averne abusato, la vende a Ganja. Nonostante la ritrosia della giovane, lei si appresta a conoscere la di lui famiglia ma compare sulla scena Rogozin che la vuole per lui: dal parapiglia che ne nasce vien colpito Myškin che prende tanto a cuore le sorti della giovane da dichiarare di volerla sposare, nonostante ami Aglaja.
Il romanzo si sposta sulla scelta tra amore e pietà che si risolverà in un fallimento per il povero Myškin che perderà entrambe e impazzirà: proprio nella follia il principe tornerà alla sua originaria purezza, proprio come farà Don Chisciotte che solamente rifugiandosi in uno stato di pazzia, fuggirà dalle brutalità del mondo.

 

I fratelli Karamazov


L’ultimo romanzo di Dostoevskij e senza ombra di dubbio il più complesso è “I fratelli Karamazov”, incentrato essenzialmente su tre temi: la colpa, la libertà e l’espiazione. E’ un’opera complessa che ha come punto di partenza il parricidio e come punto più alto la leggenda del cosiddetto “grande inquisitore” che racchiude il pensiero religioso e politico dello stesso scrittore russo: ne “I fratelli Karamazov” c’è la summa del pensiero di Fedor Dostoevskij.
Nel romanzo, la colpa coinvolge i quattro figli del vecchio Fedor: Alëša, il novizio che assiste alla deriva della sua famiglia senza far nulla; Dmitrij, il più vicino al padre col quale condivideva una vita lussuriosa ma con maggiore coscienza; Smerdjakov trattato come servo ma in realtà figlio naturale di Fedor ed esecutore materiale dell’omicida; il deciso Ivan, il mandante e dunque il vero colpevole. Sarà Ivan stesso delirante per le febbri ad introdurre la leggenda del grande inquisitore, che incolpa Dio di avere lasciato troppa libertà di scelta all’uomo.
L’espiazione occupa la parte finale di questo grande romanzo polifonico: dal dolore, dalla mancanza di libertà e dalle catene deriverà la rinascita, cioè quella rigenerazione spirituale alla quale i fratelli giungeranno seppure attraverso strade diverse.