Jasnaja Poljana, Russia, 9 settembre 1828 – Astàpovo, Russia, 20 novembre 1910
Il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa.
Lev Nikolaevič Tolstoj è stato un importante scrittore, le cui opere sono state ispirate dalla guerra e dai sentimenti che essa provoca.
L’importante scrittore russo, nato il 9 settembre 1828 nel rajon Ščëkinskij nella tenuta di famiglia Jàsnaja Poljàna, possedeva il titolo di conte e discendeva da un’importante e influente famiglia, i cui membri erano riconosciuti con l’appellativo di “selvaggi” durante l’epoca della Russia imperiale. Ha trascorso l’infanzia insieme ai fratelli e alla sorella nella famosa tenuta di famiglia, ma ha dovuto affrontare sin da bambino delle importanti perdite, in quanto sua madre morì quando Lev aveva solo 2 anni, mentre il padre 5 anni dopo.
Divenuto orfano, fu cresciuto da alcuni parenti dalla morale molto severa; conserva comunque un bel ricordo della sua infanzia, in quanto ricorda in alcuni scritti il periodo che va dalla nascita fino ai 14 anni come mite e gioioso. Durante l’adolescenza si avvicina agli scritti di Voltaire e Rousseau, e ne resta particolarmente influenzato; successivamente decide di iscriversi all’università, dapprima nella facoltà di filosofia e in seguito in giurisprudenza, ma non ottiene buoni risultati in nessuna delle due discipline, a causa del poco impegno. Decide di studiare da autodidatta, e per raggiungere lo scopo si trasferisce nella tenuta di famiglia, dove decide di realizzare un frutteto con diversi esemplari di melo provenienti dall’Alto Adige. Contestualmente al trasferimento nella tenuta Jàsnaja Poljàna, inizia una vita ricca di sregolatezze ed eccessi, di cui si pentirà in modo molto intenso negli anni seguenti, caratterizzati da una notevole introspezione morale.
Tra i vizi dell’età giovanile, quello che ha un maggiore impatto sulla vita dello scrittore è il gioco d’azzardo, che rischia più volte di portarlo sul lastrico.
Stanco della vita mondana e sempre più incerto sulla propria condotta di vita, decide di rendersi utile e prendere parte alla guerra del Caucaso insieme a suo fratello maggiore, divenendo sottotenente d’artiglieria. Proprio nel periodo durante il quale partecipa alla guerra, inizia a scrivere i primi racconti: pubblica su una rivista russa, firmandosi solamente con le iniziali, il racconto “Infanzia”, un romanzo non collegato alla guerra che riprende gli avvenimenti della propria infanzia; a esso seguiranno “Adolescenza” e “Giovinezza” (quest’ultimo incompleto), scritti seguendo lo stesso metodo. Il successo della sua prima opera è immediato, benché non si conosca ancora l’identità dell’autore.
Prende poi parte alla guerra di Crimea, affrontando in prima persona molti rischi e osservando con attenzione tutto ciò che lo circonda: testimonianza di questa attenta osservazione sono le prime pagine del suo lungo diario, che inizia a scrivere nel 1854.
Nel 1855, infine, si rende conto che tra le sue ambizioni non figura quella di intraprendere la carriera militare, pertanto si ritira; agli anni del ritiro dal fronte corrispondono sentimenti molto forti, legati alle cruente immagini della guerra, che ispirano una serie di racconti che descrivono le battaglie con concretezza e realisticità.
Nel 1856 Lev trascorre molto tempo con suo fratello, che muore di tubercolosi; decide poi, insoddisfatto delle condizioni dei contadini, di migliorarne la vita, ma le sue proposte vengono viste con non poca diffidenza; questa diffidenza ispirerà alcuni romanzi pubblicati sia in quel periodo che in futuro. Al fine di supportare i contadini, decide di operare come giudice di pace nelle questioni tra proprietari terrieri e contadini. Lo scrittore trascorre poi molto del suo tempo in viaggio per l’Europa, apprezzandone le bellezze ma restando sconvolto da alcune usanze e ingiustizie tipiche dell’epoca, tra cui la pena di morte, nei confronti della quale si schiera in netta contrapposizione. Questo sconvolgimento viene in parte incluso nel racconto “I cosacchi“, in cui lo scrittore esprime l’esigenza di nobilitare lo spirito e propone la vita di campagna come mezzo per raggiungere tale scopo.
Inizia poi, nel 1862, una nuova fase della vita dello scrittore: il 23 settembre di quell’anno sposa infatti Sof’ja Andrèevna, con la quale da al mondo 13 figli (alcuni dei quali scomparsi alla nascita o in tenera età).
Il periodo del matrimonio è molto felice per lo scrittore, che in quegli anni risulta molto ispirato e porta a compimento una delle sue più grandi opere, “Guerra e pace” in cui – tra gli altri temi – viene affrontata l’importanza dei singoli individui negli avvenimenti storici più rilevanti. Segue un altro importante romanzo, “Anna Karenina“, che tratta di una donna adultera severamente giudicata dalla società. La riflessione sui temi etici e sociali porta Lev Tolstoj in una profonda crisi spirituale, seguita dallo studio di testi filosofici e religiosi, e in seguito dall’adozione di alcune scelte di vita non condivise dalla moglie; i conflitti con la sua sposa mandano in crisi il matrimonio e spaccano in due la famiglia.
Tra le iniziative che intraprende in età adulta vi sono la diffusione di testi letterari a basso prezzo, al fine di istruire le popolazioni, e la creazione di una catena internazionale di aiuti per assistere la popolazione russa durante un periodo di grave siccità.
I restanti anni della vita dello scrittore sono caratterizzati ancora una volta dalla lotta contro le ingiustizie della società, sia fisicamente che attraverso la letteratura. A causa delle sue idee sulla non-violenza, nel 1901 riceve la scomunica da parte della Chiesa ortodossa.
Negli ultimi dieci anni della sua vita, inoltre, condanna fermamente la Rivoluzione russa e la guerra russo-giapponese.
Il 28 ottobre 1910, stanco dei continui litigi con la moglie, decide di abbandonare la casa; durante il viaggio, però, si ammala di polmonite, e muore pochi giorni dopo, il 7 novembre 1910. L’uomo è stato sepolto nei pressi della tenuta di famiglia, secondo la sua volontà.